Dopo il volume sui due grandi presidenti del secondo dopoguerra (Giustizia costituzionale e diritti dell'uomo - I giudici Warren e Burger, a cura di Jeffrey Greebaum, 1992) e quello sul mitico Marshall (John Marshall. 'Judicial Review' e stato federale, a cura di Giuseppe Buttà, 1998), vede la luce questo volume dedicato alla giurisprudenza della Corte negli anni Venti, un periodo cruciale che precede la Grande Crisi, il New Deal e la svolta del 1937, ovvero la rinuncia della Corte a sindacare le politiche economiche e sociali del Congresso. Il volume include un saggio introduttivo e una raccolta delle più significative decisioni della Corte Taft. L'introduzione del curatore, incentrata sulla composizione della Corte negli anni Venti e sulla personalità di William Howard Taft, primo Chief Justice arrivato al vertice del Potere Giudiziario dopo aver ricoperto la carica di Presidente degli Stati Uniti, evidenzia i grandi trends della giurisprudenza costituzionale, con brevi cenni sui casi inclusi nel volume e sulle dottrine in essi esposte. Le decisioni, tradotte per ampi stralci che includono sia la opinione di maggioranza che le opinioni dissenzienti e concorrenti, spaziano dalla legislazione a tutela del lavoro dei fanciulli e delle donne alla normativa antisindacale (labor injunctions), dalla tutela dei property rights alle intrusioni regolatorie delle agenzie federali, dalla pianificazione urbanistica alla eugenetica, dalla repressione delle attività sovversive alla libertà di espressione (freedom of speech), dagli abusi investigativi alla tutela processuale dell'imputato, e sono precedute ciascuna da un abstract che sintetizza il caso e le questioni di diritto affrontate dalla Corte.